#Sottolineature d’agosto

Anche ad agosto ho letto molto: sono state settimane di vero stacco, in cui ho potuto dedicarmi a quanto mi piace di più fare, compresa la lettura.

Quelle che seguono non sono vere e proprie #sottolineature (qui la lista completa di quelle vere), ma più una panoramica delle pagine di narrativa e saggistica che mi hanno tenuto compagnia in vacanza. Cominciamo!

Ripubblicato da Bompiani a quasi trenta anni dalla prima edizione, “L’uomo marketing e la variante al limone” mi ha soprattutto rasserenato nel constatare che certe pratiche ora sono molto meno tollerate, e certi atteggiamenti una volta visti come cool sono finalmente considerati per quel che sono davvero, ovvero irrimediabilmente sfigati. Il libro di Walter Fontana racconta anche di una Milano che forse sarà stata divertente per qualcuno, ma che ora sembra solo una macchietta. Ne facciamo a meno volentieri, come sostiene anche Stefano Andreoli.

Un grande classico che mi mancava, “Elogio dell’ozio” di Bertrand Russell (Tea – Longanesi): poche pagine illuminanti, che ancora brillano a distanza di quasi un secolo da quando sono state scritte. Alcune profetiche, altre provocatorie, tutte interessanti. Ci tornerò sicuramente sopra.

È stato invece un tomo di 500 pagine la biografia di Thomas Mann scritta da Colm Toibin e pubblicata da Einaudi, “Il Mago”. Come altri hanno scritto molto meglio di me, una saga familiare e una storia umana che sembra scritta da Mann stesso e che mi ha fatto voglia di riprendere in mano “La montagna magica”. Una famiglia queer ante litteram, straordinariamente moderna e antica assieme.

“Gli ultimi giorni di Roger Federer” di Geoff Dyer è una lunga disanima di grandi finali di carriera, che si trattasse di sportivi, scrittori o cantanti. Non l’ho particolarmente apprezzato, speravo fosse più simile a “Il giorno dopo” di Mario Calabresi, invece è un mix di critica letteraria e riferimenti personali un po’ troppo compiaciuti.

“Rubare la notte” di Romana Petri (Mondadori) è invece la biografia romanzata di Antoine de Saint Exupery, dove l’autore del Piccolo Principe dice di sentirsi davvero libero come scrittore solo quando lavora, indossando la tuta da meccanico per riparare gli aerei. Anche qui purtroppo non si è spiccato troppo il volo, ma comunque gradevole.

Eros e Lavoro” è invece il titolo di Alessandro Donadio, edito da FrancoAngeli. Suggestioni letterarie e filosofiche ci conducono alle radici della motivazione professionale, con interessanti excursus rispetto al patto lavoratore / azienda.

Di Maria Luisa Spaziani “Montale e la Volpe” (Mondadori), la storia dell’amicizia fra l’autrice e il mio poeta favorito. Anche qui compiacimenti sparsi, ripagati dal poter guardare per una volta “Eugenio” dal buco della serratura.

“La condizione operaia” di Simone Weil (SE) è stata la vera gemma inattesa di questa estate. Inattesa perché messa in valigia letteralmente l’ultimo minuto, senza sapere quasi nulla dell’autrice, e neppure dell’anniversario della morte, celebrato qualche giorno fa. Un libro con non pochi squarci di lucidità e preveggenza a cui dedicherò una sottolineatura prossimamente.

Concludo con “C’era una volta la ricerca e selezione” di Daniele Bacchi e “L’Ora muta” di Simone Cerlini, rispettivamente pubblicati da Este Edizioni e da Alter ego. Entrambi professionisti delle Risorse Umane, i due autori hanno scelto la forma del romanzo per raccontare il primo le evoluzioni, il secondo le storture di questo mestiere.

Si ricomincia a lavorare, vacanze finite. Ma comodino già pieno di nuovo.

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