Non sono felice sul lavoro, e faccio saltare il banco

Se è vero che il #BigQuit, l’abbandono del proprio posto di lavoro, è un fenomeno su larghissima scala in Nord America, segnali evidenti di inquietudine sono sempre più presenti anche da noi.

Il turnover altissimo dei talenti è il problema numero 1 che stanno affrontando le direzioni Risorse Umane di ogni tipo di azienda nel 2022.

Chi ha la possibilità di scegliere, in un mercato del lavoro che si è risvegliato dopo anni di torpore, ha molto più potere negoziale rispetto a prima. E se tra i fattori di insoddisfazione non si cita quasi mai la retribuzione, è perché rarissimamente si cambia azienda per soldi. Non solo per un tema di potere di contrattazione individuale (o di infrequenti balzi di RAL), ma anche perché oggi contano infinitamente di più driver come la flessibilità, il work life balance, la cultura aziendale, l’employee experience.

Tutto ciò ha ricadute importanti sulla reputazione dell’azienda, che può sfornare i migliori prodotti o servizi, ma ha un problema serio se si ritrova ad avere un employer brand scadente. L’immagine associata all’impresa non come produttore di beni o servizi ma come datore di lavoro ha serissime conseguenze sul time to hire, sull’attraction, sulla retention dei candidati migliori – e di fatto, sulle performance e sugli economics. Oltre che, ovviamente, sulla felicità delle persone.


L’hashtag #BigQuit compare almeno 6 miliardi di volte nei video su TikTok pubblicati da giovanissimi che hanno rivendicato il perché delle proprie dimissioni. Ciò che una volta era uno stigma – licenziarsi, magari senza avere un ripiego immediato – è divenuto un elemento di fierezza e una bandiera di identità.
Non ci si riconosce in certi valori, o non si è felici: si fa saltare il banco.

“Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione alla felicità sulla terra” scriveva Primo Levi nel 1978. Ma è davvero così? Anzi, è ancora così?


Ho avuto il privilegio, grazie a Marco Bentivogli, di poter scrivere sullo storico mensile Mondo Operaio, fondato da Pietro Nenni, in un numero monografico dedicato alle Grandi Dimissioni, insieme a intellettuali e professionisti di prim’ordine. Da parte mia, ho deciso di parlarne in termini di gratificazione e felicità.

https://www.mondoperaio.net

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