Ho ricominciato a leggere. Quest’anno, specie nei primi sei mesi, l’avevo fatto pochissimo. Non riuscivo. Mi sono venuti in aiuto gli audio book, che mi davano una mano anche per addormentarmi e hanno rappresentato una svolta nelle mie abitudini di lettura – ne avevo scritto subito prima del lockdown.
Da qualche settimana a questa parte ho ripreso i miei ritmi consueti, e qui sotto ho elencato i miei consigli di lettura agostani.
Se quest’estate dovete leggere un libro, uno soltanto, non ho dubbio alcuno su quale consigliarvi. Quel libro è “Invisibili” di Caroline Criado Perez, pubblicato da Einaudi.


In 450 pagine iper documentate il libro passa in rassegna un tema tanto centrale quanto poco noto: quello del gender data gap. Vale a dire la mancanza di dati di genere che impedisce di trovare le soluzioni migliori per valorizzare, curare, fare emergere le donne, in ogni ambito. Perché metà della popolazione mondiale è considerata / si sente inadeguata? Perché, sostiene l’autrice, la misura di ogni cosa è quella maschile, che passa per neutrale quando non lo è affatto.
Gli esempi sono infiniti, e vanno dalla linguistica alla ricerca di un impiego, dalle dimensioni dei bagni pubblici alla partecipazione alla forza lavoro, dai criteri di elegibilità per passare alla storia come scienzate, artiste, professioniste, alla differente distribuzione dei carichi di cura nelle famiglie, dai bias insiti negli algoritmi alle violenze domestiche, passando per il mal d’auto.
Perché leggerlo, quindi? Perché, nonostante il titolo e la trattazione, questo testo non parla di donne. Parla di tutti noi, di lavoro, di economia, di management, di società, di culture che devono necessariamente evolversi.


Non a caso, ha vinto innumerevoli premi, tra cui il Royal Society Science Book Prize, il Financial Times and McKinsey Business Book of the Year Award, The Times Current Affairs Book of the Year.
Io non penso, come sostiene il Financial Times, che “ tutti i maschi dovrebbero leggerlo”. Al contrario, proprio perché parla di attualità, tutti dovrebbero leggerlo. Certo, “se una persona non sente un certo bisogno, può non essere facilissimo convincerla che quel bisogno esiste”. Ma una consapevolezza diversa è un buon punto di partenza, specie se documentata in maniera eccellente, senza lasciarsi andare a -ismi poco efficaci o a guerre fra sessi che non portano da nessuna parte.
Altro libro da leggere senz’altro è “Indipendenti” di Marco Bentivogli, pubblicati da Rubattino. Un testo visionario sul futuro del lavoro, che si concentra in particolare su luci e ombre dello Smart Working. Tante, tantissime le riflessioni da portare a casa. Quella che faccio più mia riguarda la necessità di ridisegnare le città e – in senso più ampio – le nuove geografie del lavoro.

“La digital transformation porta con sé la «liberazione» della funzione da uno spazio fisico specifico. L’ufficio, ad esempio, non è più perimetrato da mura fisiche, ma definito da reti relazionali, che è possibile – e auspicabile – attivare dove queste portano più valore.”
Un pensiero ampio e sistematico sul South Working non può prescindere da ragionamenti come questo:
“Nell’epoca della rivoluzione digitale la dissolvenza dei ritmi tradizionali implica la necessità di revisionare l’apparato metodologico attraverso il quale ci si approccia all’esperienza urbana. La città non si può più e non solo leggere per stratificazione funzionale, ma deve essere interpretata come un’articolazione di micro-esperienze, un sistema complesso di momenti interconnessi.
Il futuro del lavoro e il futuro delle città corrono insieme. I cambiamenti nelle preferenze individuali e collettive d’uso dello spazio e del tempo richiedono di essere supportati da infrastrutture solide ma flessibili, in grado di intercettare specifici servizi urbani e migliorare”.
Se avete avuto voglia di leggermi fino a qui, alcuni suggerimenti più veloci – per libri altrettanto validi!
Enrico Deaglio. Patria 1967-1977. I libri di storia e cronaca che piacciono a me, sempre una garanzia.
Bill Bryson. Breve storia del corpo umano. Anche qui, divulgazione fatta bene, un corso base di anatomia che è molto più di un ripasso delle nozioni del liceo.
Chris Woodford. Fisica della lavatrice. Sempre per la serie “proviamo a colmare gli abissi di ignoranza” un testo molto godibile e con riferimenti alle teorie più aggiornate.
Margaret Atwood. Tornare a galla e I racconti dell’ancella. Entrambi molto belli: il primo per me risente del tempo (è stato scritto nel 1972), mentre il secondo è una distopia per molti versi già realizzata dei giorni nostri.
Valérie Perrin. Cambiare l’acqua ai fiori. Romanzo non letterario ma sorprendente, con più livelli di lettura e una trama al tempo stesso leggera e appassionante.
Ema Stockolma. Per il mio bene. Memoir durissimo, storie che potrebbero riguardarci ma che facciamo finta di non vedere.
Ho ancora molto altro in canna – tra saggi e romanzi – ma se avete suggerimenti sono i benvenuti! A voi cosa è piaciuto leggere ultimamente?
Io invece, negli ultimi sei mesi, ho letto molto.
In cima alla mia lista c’è “Vivere altrove” (Sellerio) di Marisa Fenoglio. La sorella dello scrittore-partigiano, come lui stesso si definiva, emigra in Germania alla fine della guerra insieme al marito che deve aprire la prima fabbrica della Ferrero in terra tedesca. L’autrice racconta molte cose che amiche e amici giovani che vivono attualmente all’estero condivideranno certamente nonostante l’oltre mezzo secolo di distanza. Per esempio, Marisa Fenoglio fa coincidere lingua con casa e narra di essersi rifiutata di seguire corsi ma di aver voluto imparare il tedesco dalle canzoni che ascoltava alla radio.
Condivido il giudizio su “Cambiare l’acqua ai fiori”, ma Valérie Perrin ha scritto altri libri: a me è rimasto nel cuore “Il quaderno dell’amore perduto” (Nord).
Per rimanere in Francia: “Ninfee nere” di Michel Bussi (Edizioni E/O), romanzo giallo con un finale spiazzante che consente una seconda lettura, molto femminile.
Altro romanzo al femminile “Teresa degli oracoli” di Arianna Cecconi (Feltrinelli)
Per ultimo, l’unico libro non agostano ma assolutamente da leggere: “Io sono il potere – Confessioni di un capo di gabinetto” (Feltrinelli). Serve a capire come succede che nel nostro Paese si fanno le leggi e poi mancano sempre i decreti attuativi.
Ah, dimenticavo: “Il futuro del lavoro è femmina” (Bompiani) di Silvia Zanella. Anche questo libro non è proprio da spiaggia, però Silvia è una visionaria. E la sua visione piena di soft skills, cioè di quelle competenze tipicamente femminili come accoglienza, condivisione, empatia, senso critico, comunicazione, negoziazione, creatività, mi ha messo allegria: è una valanga di ottimismo in tempi davvero difficili, soprattutto per quanto riguarda il lavoro e il futuro di tutti noi.
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