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Io credo che il futuro del lavoro sia già qui: perché – tra le altre cose – sono già fra noi nuovi lavori, nuovi modi di lavorare, nuovi lavoratori. Come per il post sulle tecnologie esponenziali e quello sui big data, non ho una sfera di cristallo per capire quello che succederà. Al contrario, cerco di osservare quello che sta già accadendo e provo a farmi delle domande, che giro anche a chi mi legge.
Nuovi lavori
A seconda della fonte presa in considerazione, c’è una percentuale variabile di professioni che si dice non esisteranno più. Eppure, non serve ricorrere al tempo indicativo futuro per rendersi conto che:
- molti lavori sono già scomparsi;
- in misura ancora maggiore, sono cambiate le mansioni e le modalità di portare avanti le attività di molti lavori presenti;
- sono nate nuove professionalità.
Come riconoscere le nuove competenze necessarie? Che ruolo hanno le scuole e le famiglie? Quali le responsabilità di chi si occupa di orientamento?
Nuovi modi di lavorare
Smart working, remote working, mobilità nazionale e internazionale, insieme alla globalizzazione, hanno completamente ridisegnato i confini delle proprieaspirazioni professionali e delle proprie attività. Come si lavora a distanza? Come si concilia vita privata e vita professionale se siamo always on? Come si gestiscono i team da remoto? Quali significato assume adesso fare un’esperienza di studio o dilavoro all’estero? Quali sono i mercati di cui tenere conto? Quali skill servono per tutta questa diversity?
Si moltiplicano poi le forme di lavoro flessibile: con la GIG economy aumentano freelance, contractor, partite IVA, quelli che si autodefiniscono “imprenditore presso me stesso”. Quasi sempre, senza tutele o paracaduti.
C’è chi dice che il lavoro dipendente non esisterà più. Se è così, quale nuovo contratto sociale va messo in piedi?

Nuovi lavoratori
C’è poi un fattore demografico da non sottovalutare. Secondo le ultime proiezioni, i nostri figli sono destinati a vivere almeno 100 anni. A nostra volta, abbiamo un’aspettativa di oltre 80 anni. Questo significa che i ventenni si troveranno fianco a fiancocon i loro nonni in ufficio. Quali leve utilizzare per questa forza lavoro multigenerazionale? Come organizzare i carichi e soprattutto i percorsi dicrescita? Chi fa da mentor a chi?
“Cosa vuoi fare da grande?” appare una domanda sempre più fuori luogo, se pensiamo alla vita come a un’esperienzanecessariamente su più livelli. Penso abbia poco senso anche ragionare intermini di “successo” di carriera: come si può etichettare così un percorsoprofessionale che dura decadi?

Questi post nascono come spunti di riflessione per ragionare sul presente del lavoro. Perché non sarà continuando a usare chiavi di lettura del passato che riusciremo a risolvere le contraddizioni di oggi. Ogni commento è il benvenuto!
#FutureOfWorkIsNow
La foto di questo post è tratta da una copertina di Time del 2003.
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