“Collègati o còllegati?”

Come sostiene Lynda Gratton nel suo libro “Ridisegnare il lavoro”, stiamo entrando nell’era dell’intenzionalità, dove è importante, sia per gli individui che per le aziende riflettere scientemente da dove, come e quando sia meglio lavorare per valorizzare al massimo il proprio contributo.

In particolare, per chi non ha ancora acquisito la cultura aziendale, magari perché fresco di laurea o appena arrivato, è fondamentale restituire in maniera chiara cosa si fa in quella organizzazione, come lo si fa e – ancor più cruciale – perché lo si fa. A questo servono non solo gli arredi e i manifesti dell’ufficio, o il calcetto: sono soprattutto i comportamenti a istillare – giorno dopo giorno – la differenza tra l’impresa X e l’impresa Y.

La consapevolezza di queste dimensioni ci aiuta anche a districarci nell’annoso dilemma fra presenza e remoto. Focalizzarsi sul purpose della singola attività ci aiuta non solo a capire quali strumenti ci supportano nel realizzarla al meglio, ma anche a comprendere se vale la pena fare un salto in ufficio o viceversa se è meglio scegliere la propria abitazione come posto dove lavorare. Ci aiutano a decidere se in una certa fase di progetto abbia più rilievo il passaggio di informazioni e il rafforzamento dello spirito di team o la testa bassa sul file Excel. Servono entrambi, ovviamente, solo che è meno chiaro come fare ora che sono stati scardinati tempi e spazi del lavoro tradizionale. Bisogna saper scegliere intenzionalmente cosa è meglio, anche per le persone che vogliamo guidare e ispirare attraverso il nostro esempio.

“Collègati o còllegati?” era il titolo di in intervento che ho fatto qualche giorno fa. Al di là del gioco di parole, dobbiamo capire che le persone hanno bisogno di socializzare e essere connesse fra loro, ma va anche valorizzato il benessere della disconnessione dai device e l’autonomia organizzativa.

In questa pagina troverete un video con un breve riassunto di quanto ho avuto modo di raccontare: https://reverse.hr/it/prova-a-prendermi/

Grazie ancora a Daniele Bacchi di Reverse e Chiara Lupi di Edizioni Este per l’invito.

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