Il diritto di guardare le stelle

Quando si entra al centro visitatori dell’Osservatorio Astronomico di La Palma, l’isola più occidentale delle Canarie, quella che insieme a El Hierro più si inoltra nell’oceano Atlantico pur rimanendo Europa, si assiste a un breve filmato introduttivo.

Inizia con una domanda: “Quanto è grande il tuo spazio visivo quotidiano?”.

Poche centinaia di metri per chi vive in città, non più di qualche chilometro per chi sta in campagna, qualche decina in più per chi si affaccia sul mare.

Poi arriverà sempre qualcosa (un incrocio, un palazzo, una collina, e alla fine l’orizzonte stesso) a ostruire la vista, a interrompere il campo visivo.

A ben pensarci, una certa parte della popolazione mondiale ha un campo visivo quotidiano davvero limitato, quanto meno sul piano orizzontale. Unica via di fuga – anche in senso letterale – il cielo.

Cielo che però è a sua volta ostruito da grattacieli o alti caseggiati, e quasi sempre è fortemente inquinato da fonti luminose, che impediscono una buona visuale della volta celeste.

Non ci avevo mai riflettuto, prima di entrare in quella che è stata nominata la prima Riserva Starlight al mondo: ma non avremmo tutti il diritto di goderci la vista anche naso all’insù?

A La Palma questo diritto lo hanno istituzionalizzato: proprio qui il 29 aprile 2007 è stata firmata la Dichiarazione Mondiale per la Difesa del Cielo Notturno e il Diritto a Osservare le Stelle:

il diritto a un cielo notturno non inquinato che permetta di godere della contemplazione del firmamento deve essere considerato un diritto inalienabile dell’Umanità, paragonabile al resto dei diritti ambientali, sociali e culturali”.

Questo nel concreto significa che sull’isola le sorgenti luminose sono molto limitate, che tutto il suo territorio è cosparso di “belvedere per le stelle”, di sentieri in notturna per ammirare le galassie, e anche che lo spazio aereo sovrastante è rigidamente regolamentato, per evitare che i gas dei velivoli rendano difficoltoso il lavoro dell’Osservatorio Astronomico.

Per chi vive in zone ad alta concentrazione urbana guardare le stelle e diventato un lusso. E dirlo, me ne rendo conto, può sembrare un vezzo, un capriccio da cittadina di una grande metropoli, una lamentela da “primo mondo”.

Certamente in parte tutto questo è vero. Ovviamente sarebbe sciocco pensare di poter osservare la via Lattea dal Parco Sempione.

Ma più in generale a La Palma ho apprezzato il rivendicare il diritto alla bellezza, alla natura, alla contemplazione. Nel nostro pezzo di mondo fin troppo illuminato, l’invito a soffermarsi a guardare mi sembra anche un modo per prendersi cura di sé e degli altri.

Ps: nelle foto, l’osservatorio di La Palma (Canarie), uno dei complessi di telescopi più completi al mondo. Situato sul punto più alto dell’isola, a circa 2.400 metri di altitudine, regala un senso di incredulità che raramente mi è capitato di provare: tecnologia avanzatissima, metallica e bianca, che sa di futuro, incastonata fra creste vulcaniche e speroni rossi e giallo sulfureo, che rimandano a un passato preistorico.

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