
Lo confesso. “Il futuro del lavoro spiegato a mia figlia” di Pino Mercuri è il libro che avrei voluto scrivere io (anche se ho un maschio).
L’avrei voluto scrivere io per raccontare con un linguaggio semplice le profonde trasformazioni del mercato e delle professioni, senza dire banalità, senza tralasciare niente. E per farlo avrei chiesto un contributo ai maggiori esperti sul tema. Esattamente come ha fatto lui.
L’avrei voluto scrivere io per ospitare la luminosa introduzione di Marco Bentivogli, della quale basterebbe una frase soltanto: “il futuro del lavoro è un libro bianco ancora tutto da scrivere”.
L’avrei voluto scrivere io per potere inserire citazioni come quella di Luca Solari: “scegliere un lavoro sarà un po’ come decidere chi si vuole essere”. O come quella di Manlio Ciralli “perché il cambiamento sarà il tempo in cui vivremo ogni giorno”. Oppure ancora, come quella di Francesca Parviero: “l’asticella si sta spostando verso un’educazione alla propria progettazione di futuro, in costante cambiamento”.
L’avrei voluto scrivere io per ritrovarmi nelle parole di Paola Boromei: “osserva sempre ciò che ti circonda, senza giudicare, e facendo un esercizio di fantasia, ad andare oltre ciò che vedi, pensando a ciò che osservi e chiedendoti: ‘Cosa sarebbe, se…”. O quelle di Roberta Cocco, “mi piace pensare a un 2030 in cui la tecnologia ci consente di utilizzare al meglio le nostre doti umane e in cui abbiamo superato finalmente alcune barriere che ci impediscono di essere lavoratori più felici”.
L’avrei voluto scrivere io perché trovo bellissimo il concetto espresso da Valentina Marini, di “costruire la porta a cui farsi bussare dalle opportunità”. O come Silvia Candiani, “mi piace immaginare che nel 2030 l’innovazione aiuterà le persone a vivere e lavorare meglio”.
L’avrei voluto scrivere io, insomma. Invece l’ha scritto Pino Mercuri, a cui sono grata sia per aver chiesto un contributo anche a me, ma soprattutto per aver messo assieme tanti punti di vista interessanti, a completamento di come vede lui stesso il futuro del lavoro, spiegandolo a sua figlia.
PS: Sto pensando prima o poi di scriverlo anch’io un libro così, per mio figlio. Si sa che ai maschi le cose vanno sempre spiegate due volte…
#FutureOfWorkIsNow