Sbilanciarsi sui confini vita/lavoro

Quello che ho scritto è un libro sui confini.

In epoca medievale la parola confine ha cristallizzato il proprio significato in “limite territoriale”. Nella sua origine latina (finis), invece, coesistevano invece i significati di termine, uscio, soglia, meta. Di fatto, in un’unica parola convivevano le idee sia di apertura che di chiusura.

Il confine, per quanto possa apparire paradossale, stante il suo significato diffuso di barriera, è paradossalmente ciò che invece rende possibile la relazione tra le cose: laddove l’una finisce, l’altra ha inizio: in comune hanno appunto un cum finis. È nella condivisione contemporanea di entrambe le dimensioni che sta il suo potenziale. Divide e distingue, ma intrinsecamente unisce e congiunge.

Vivere sul confine significa rinegoziarne ogni giorno il perimetro, mantenere il contatto con l’altra dimensione. Per trovare il proprio punto di equilibrio occorre passare da una logica di limes, frontiera fortificata, a una di limen, la soglia che è contemporaneamente ingresso e uscita. Occorre fluire, sbilanciarsi, pendolare.

Nel caso di queste mie riflessioni, (s)bilanciarsi sul personalissimo significato che ciascuno di noi vuole dare al lavoro. Perché quasi nessuno ha più voglia di lavorare così, e dobbiamo smettere di pensare che lavorare male sia un destino ineluttabile.

Non è spostandosi sulla sola traiettoria del lavoro che siamo frustrati, non è sbilanciandoci sulla vita che siamo necessariamente felici. Si tratta di un punto di equilibrio, per definizione sempre in movimento e inerentemente personale.
#bastalavorarecosì

***

Potete ordinare “Basta lavorare così” su Amazon e negli store online o acquistarlo in libreria

Lascia un commento

Blog su WordPress.com.

Su ↑