
Quando dico che è un periodo storico affascinante per occuparsi di lavoro, è perché si leggono storie come quella che vi sto per raccontare. Prende spunto da un bellissimo approfondimento dell’Economist, dal titolo “L’ascesa del marito da remoto”*.
Claudia Goldin, vincitrice del Premio Nobel per l’economia lo scorso anno, ha tra le altre cose dimostrato che la partecipazione delle donne alla forza lavoro è maggiore quando possono lavorare da remoto. Tuttavia, ed è questa l'evidenza più interessante e sorprendente dell'articolo, il fatto che i lavori tech siano soprattutto appannaggio di uomini sta portando a nuovi equilibri di coppia, avvantantaggiando da ultimo anche le mogli.
Nello specifico, svolgere svincolati geograficamente (e che quindi si possono svolgere dappertutto), permette anche alle consorti di potere accedere a maggiori opportunità professionali. Magari non tech (che rimane un settore a prevalente occupazione maschile), ma di certo condiziona infinitamente meno le scelte familiari legati al posto (fisico) di lavoro.
Con tre output interessanti. Il primo è che le donne hanno finalmente meno vincoli nel trovare opportunità, specie in quei settori che richiedono presenza e da cui sono sempre meno escluse (le professioni medicali, quelle legali). Il secondo, meno scontato, è che è lei a uscire per lavorare, mentre il marito sta a casa (e si logga, sintetizza il giornale).
Il terzo è che potrebbe sembrare l'ennesimo beneficio per gli uomini, per i quali è più facile e frequente lavorare ovunque vogliano. Ma, avverte il giornalista, questa visione è miope. Le coppie scendono in ogni caso a compromessi affinché le loro vite funzionino insieme. Quello che è cambiato - almeno negli Stati Uniti, Paese a forte mobilità lavorativa e geografica - è che se in passato alla moglie veniva offerta una promozione, condizionata al trasferimento in un'altra città, è quasi certo si sarebbe ritrovata costretta a rifiutarla se il lavoro del compagno fosse stato legato al luogo di origine.
Ovviamente vale anche il contrario: la liberazione geografica di uno dei due partner rende possibile all’altro di salire ai vertici aziendali. Quello che sembra ulteriormente inedito è il fatto che i remote workers uomini potrebbero trovarsi a occuparsi di più dei carichi di cura, domestici e familiari. Con equilibri di coppia e di percorsi professionali tutti da ridefinire.
*L’originale in inglese si trova a questo link, da dove ho preso anche la foto (Getty Images).
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