Mary Poppins è una Gen Z, anche sul lavoro

Il libro “Mary Poppins” è stato scritto nel 1934 da Helen Lyndon Golf. Anche lei, quasi 90 anni fa, è ricorsa – come J.K. Rowling di Harry Potter – a uno pseudonimo che non rivelasse immediatamente il suo genere. È quindi il 1934 quando dà vita a uno dei personaggi più moderni e anti convenzionali dei romanzi, per bambini e non. Mary Poppins.

La storia è nota, anche per le trasposizioni cinematografiche e teatrali. Ed è stato proprio rivedendo la versione disneyana durante le vacanze natalizie che ho notato quanto fosse contemporanea anche la sua visione del lavoro.

Mi sono andata a riguardare il libro e mi sono sorpresa nel ritrovare tantissime analogie con il mondo del lavoro di oggi.

Mary Poppins è una Gen Z, un classico esempio di chi ha un talento raro e ne è perfettamente consapevole, e sa anche come farlo pesare al selezionatore di un’azienda dal turnover altissimo.

Ma procediamo con ordine.

Dopo aver fatto scappare l’ennesima tata, i fratelli Banks scrivono su un foglio un annuncio per trovare la baby sitter ideale. Il padre la straccia e la getta nel caminetto, e detta al Times tutti i requisiti della governante che ha in mente.

Di quella non description ufficiale e rancoroso a, però, non rimane traccia. Mary Poppins risponde direttamente all’annuncio di lavoro scritto dai bambini (sorprendentemente riappiccicato), che sono i veri stakeholder della posizione ricercata.

Ed è sempre lei a esaminare il datore di lavoro – Mr Banks – e a comunicare che farà un periodo di prova di una settimana, per poi decidere se accettare il posto.

Citando il brano direttamente dal libro:

«Bene, allora è tutto a posto.» La madre dei bambini tirò un sospiro di sollievo.

«Abbastanza. Finché io sono soddisfatta» disse l’altra, asciugandosi il naso con un fazzolettone bianco e rosso.

«Be’, bambini» disse Mrs Banks, notandoli all’improvviso, «che cosa state facendo lì? Questa è la vostra nuova bambinaia, Mary Poppins. Jane, Michael, salutate! E questi» sventolò una mano verso i bebè nei loro lettini «sono i Gemelli.»

Mary Poppins li esaminò con attenzione, passando con lo sguardo da uno all’altro come se stesse cercando di decidere se le piacevano oppure no.

«Andiamo bene?» chiese Michael.

«Michael, non essere scortese» disse la madre.

Mary Poppins continuò a scrutare i quattro bambini. Poi, con una lunga, poderosa arricciata di naso che sembrava significare che si era fatta la sua idea, disse: «Accetto l’impiego».

«Ti giuro su tutto l’oro del mondo» disse Mrs Banks a suo marito più tardi «che era come se ci stesse facendo un grande onore.»

«Forse ce lo fa» disse Mr Banks.

(A qualche collega HR fischiano le orecchie?)

Quando la loro mamma se ne fu andata, Jane e Michael si avvicinarono a Mary Poppins, che se ne stava ferma come un palo con le mani incrociate.

«Come sei arrivata?» chiese Jane. «Sembrava che ti portasse il vento.»

«È così» rispose Mary Poppins, succinta.

«Dicevo soltanto» cominciò Michael, docilmente «che speravamo che non andrai via presto…» Si interruppe, sentendosi molto rosso e confuso.

Mary Poppins fissò prima lui e poi Jane, in silenzio. Poi arricciò il naso.

«Starò finché non cambia il vento» fu tutto quello che rispose. Soffiò sulla candela e si mise a letto.

«Allora va bene» disse Michael, un po’ a se stesso e un po’ a Jane.

Lascia un commento

Blog su WordPress.com.

Su ↑