La mia parola per il 2024

Il 2023 per me è stato l’anno della riflessione sulle parole da usare per cambiare il mondo del lavoro.
Un impegno che porto avanti da tempo, sia attraverso il mio lavoro quotidiano, sia attraverso la collana editoriale appena lanciata per FrancoAngeli.

Un impegno che di certo non smetterò nel 2024. Ho accolto con piacere la sollecitazione da parte di Alessio Foderi di LinkedIn sull’immaginare quale sia per ma la parola che meglio rappresenterà i 12 mesi a venire.

Ho scelto punto di equilibrio.

Si obietterà che non è un termine unico. In effetti non lo è. Ma equilibrio mi sembrava una promessa troppo ambiziosa per l’anno che ci attende.

Credo che lo sconfinamento tra reale e virtuale, tra privato e professionale, tra casa e ufficio, tra competenze ed emozioni, tra motivazioni materiali e valoriali rappresenterà sempre più un elemento di complessità nella realtà quotidiana delle persone che lavorano. Trovare un punto di equilibrio rispetto a queste continue oscillazioni rappresenterà la sfida più importante sia per gli individui che per le aziende.

Punto di equilibrio che sarà per definizione dinamico, in continuo assestamento, probabilmente faticoso.

Per iniziare a ragionarci, consiglio due bellissimi libri sul tema. Uno si chiama appunto “Sconfinare” e lo ha scritto Pierluigi Celli per Este Edizioni, con prefazione di Luca Solari: si focalizza più sulla prospettiva organizzativa. L’altro si chiama “The Good Enough Job” di Simone Stolzhoff (non ancora tradotto in Italia), che guarda invece al punto di vista soggettivo.

E per voi, quale sarà la parola del 2024 per il mondo del lavoro?

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