Nei giorni scorsi ho partecipato a un seminario internazionale a Parigi promosso dalle Acli. Nel mio panel, in particolare, si parlava di “Donne e lavoro in un mondo che cambia”. Con me la sociologa Mirella Giannini e la coordinatrice delle donne dell’Acli, Agnese Ranghelli, oltre a Maria Chiara Prodi, presidente delle Acli francesi.
Invece di raccontarvi quello di cui ho parlato io, vorrei condividere le 3 cose che mi porto a casa dal (lungo) dibattito che ne è seguito:
- storicamente, quello che ha permesso alle donne di inserirsi nel mercato del lavoro è stato il loro pragmatismo, la capacità di infilarsi negli interstizi lasciati liberi – e questa abilità potrebbe rivelarsi una competenza chiave anche nel futuro del lavoro
- a bloccare le carriere femminili sono tre fattori, riassumibili in tre metafore:
1. il soffitto di cristallo: secondo Wikipedia, una situazione in cui l’avanzamento di carriera di una persona in una qualsiasi organizzazione lavorativa o sociale, o il raggiungimento della parità di diritti, viene impedito per discriminazioni, prevalentemente di carattere razziale o sessuale che si frappongono come barriere insormontabili anche se apparentemente invisibili.
2. il tubo dell’acqua che perde: molto spesso sono le donne stesse ad auto-limitarsi, non accedendo deliberatamente al mercato del lavoro, scegliendo di uscirne prima del previsto o non proponendosi per promozioni o avanzamenti di status.
3. il labirinto della leadership, che fa sì che i percorsi femminili verso le posizioni di comando siano decisamente più tortuosi di quelli maschili. - è tempo di smetterla di parlare dei lavori delle donne. Occorre iniziare a parlare di lavoro tout court, magari adottando una prospettiva femminile, più adatta a cogliere la profonda trasformazione in atto
Ma di quest’ultimo punto parleremo presto.
Immagine tratta da https://www.pinterest.it/pin/269512358921592478/
Thank you forr this
"Mi piace""Mi piace"