Qualche giorno fa è stata chiusa una pagina Facebook “Sesso, droga e pastorizia”, dominata da battute pesanti, linguaggio scurrile e un uso disinvolto di epiteti offensivi nei confronti delle donne.
C’è chi ha gridato alla censura, rivendicando la libertà di satira. Altri invece hanno festeggiato la decisione del team di Zuckerberg, dopo aver più volte denunciato la violenza dei post e dei commenti. In prima fila, la blogger Selvaggia Lucarelli, successivamente sommersa di insulti da parte dei follower rimasti orfani.
Tra chi ha mostrato sostegno alla Lucarelli, una (social) recruiter, che ha spiegato come nel suo lavoro sia normale controllare i profili social di chi le manda il curriculum:
Lo so, ragazzi, mi spiace, ma è così che va il mondo: le referenze non sono un’opinione, ognuno semina quello che raccoglie, i libri spesso si giudicano dalla copertina (e le ragazze dal peso… ce lo avete insegnato voi
) e le aziende difficilmente accettano di assumere persone dall’insulto facile
Consiglio vivamente la lettura non solo del post originale, ma dei commenti, che come spesso accade risultano ancora più interessanti.
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