A fine anno si tende a fare bilanci, a raccontare percorsi come se fossero linee rette: talento → impegno → successo.
La verità è – ovviamente – molto più sfumata. Il talento – ammesso che questa parola significhi davvero qualcosa – è importante, ma non basta.
Serve la libertà di esprimerlo, serve un contesto che lo riconosca, e serve anche– diciamolo – anche una discreta dose di fortuna. Non sempre chi merita viene valorizzato, e questo non va necessariamente vissuto come un fallimento personale: è il risultato di variabili che non possono essere controllate in toto. Altre volte invece non eravamo proprio noi a incastrarci con l’organizzazione, a non avere abbastanza competenze o qualità, o semplicemente, a non essere la persona giusta nel posto giusto al momento giusto. Succede, e riconoscerlo con onestà intellettuale non può farci che bene.
Allora, cosa possiamo fare? Prepararci. Coltivare curiosità, competenze, relazioni. Perché, come mi disse un notissimo talent scout, il treno giusto non passa per tutti, ma quando passa, l’unico modo per salirci è farsi trovare in stazione con la valigia pronta.
E se quel treno non è il nostro? Possiamo darci il permesso di non salirci. Di aspettare quello che ci porterà dove vogliamo davvero andare. Perché anche scegliere di non partire è una forma di libertà, e magari anche per mettere altre cose in valigia.
Tutto il resto è incrocio di traiettorie, timing, e quel pizzico di caso e di fortuna che nessun piano A o piano B può prevedere.
Buon 2026 a tutti!
P.S.: A proposito di fortune, di piani A e di piani B che mi hanno ispirato le riflessioni di cui sopra. Ho trovato un ottimo interlocutore – Gregorio Moretti – che mi ha dato la possibilità di raccontare le mie tante fortune – professionali e non – in una intervista per Skuola.net che si è rivelata molto, molto personale. Se vi va di leggerla, eccola qui: https://www.skuola.net/lavoro/piani-b-piani-a-intervista-silvia-zanella.html
Silvia Zanella 
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