È già un miracolo se qualche volta ci capiamo

C’è un video diventato virale negli Stati Uniti, ma che in Italia è passato inosservato: mostra Alex Karp, CEO di Palantir, visibilmente a disagio durante un’intervista, tanto da non riuscire a stare seduto. Dopo la diffusione della clip, l’azienda ha lanciato una borsa di studio dedicata alle persone neurodivergenti.

Palantir non è una società qualsiasi: è tra le più innovative nel settore del software, soprattutto nella combinazione tra intelligenza artificiale e processi decisionali. Alcuni sostengono che questa iniziativa serva a distogliere l’attenzione dalle ipotesi secondo cui Karp sarebbe stato sotto effetto di sostanze, un’accusa che in passato ha toccato anche Elon Musk. Ma questa non è la questione che mi interessa approfondire.

Ciò che mi colpisce, invece, è la dichiarazione di Karp per il lancio della fellowship, secondo cui sono proprio le persone che “non riescono a stare composte o pensano più velocemente di quanto riescano a parlare” a fare davvero la differenza. Ha aggiunto: “I neurodivergenti (come me) plasmeranno in modo sproporzionato il futuro dell’America.” Karp è convinto che chi pensa fuori dagli schemi, chi ha una mente “diversa”, avrà un impatto maggiore nel definire il futuro: la diversità cognitiva consente di affrontare problemi complessi e guidare il cambiamento, soprattutto nei settori tecnologici e strategici. Il programma Neurodivergent Fellowship nasce proprio per attrarre pensatori non convenzionali e fare della loro unicità un vantaggio competitivo (fra parentesi: con effetti anche di employer branding non scontati, ma è un altro tema ancora).

Queste riflessioni risuonano con un libro che ho appena terminato: “Diversamente” di Immanuel Casto, edito da Bompiani. Il sottotitolo dice già tanto: “Le relazioni spiegate da chi ha più cervello che cuore”. Non leggevo da tempo un testo capace di offrire così tante prospettive nuove su un tema che credevo di padroneggiare. Il volume, con un approccio squisitamente logico e razionale alla comunicazione quotidiana, decostruisce ciò che consideriamo “normale” e ci insegna a “craccare il codice sociale”. Ci riesce così bene, ammette l’autore stesso, grazie a una mente geometrica e alle neurodivergenze che gli sono state riconosciute. Personalmente, sono convinta che anche le persone neurotipiche desidererebbero avere strumenti per evitare conversazioni superflue, gestire con naturalezza lo small talk, o criticare in modo costruttivo senza creare attriti.

Un altro testo illuminante letto quest’anno è “The gift of not belonging” dello psichiatra americano Rami Kaminski, da poco disponibile in italiano come “Né introversi né estroversi”, pubblicato da Corbaccio. Parla degli “otroversi”, persone che non sentono il bisogno di fondersi con un gruppo, ma mantengono una forte identità personale e una sensibilità “altra” rispetto alle dinamiche collettive.

Serve davvero un’ulteriore etichetta? Forse no, ma avere chiavi per interpretare meglio sé stessi e gli altri può essere un punto di partenza prezioso. Non siamo tutti uguali, e comprendere le proprie e altrui differenze aiuta ad accettarle e valorizzarle.

Inutile dire (anzi: utilissimo esplicitarlo) che tutto questo ha tantissimo a che fare col mondo del lavoro. Chi non vorrebbe decifrare le regole non scritte che complicano le relazioni professionali, per di più gerachiche? Migliorare le riunioni, andare dritti al punto senza perdere la ricchezza del confronto? Dare e ricevere feedback in modo costruttivo, senza generare tensioni? E se le decisioni di team fossero basate su criteri espliciti, anziché su interpretazioni emotive? Spesso sogniamo che tutti reagiscano come noi, ma il vero lavoro sta nel riconoscere e modulare la nostra comunicazione in base all’unicità di ciascuno. E sperare che gli altri facciano altrettanto.

Capirsi davvero, anche solo ogni tanto, è già un piccolo miracolo: vale per l’ufficio, la vita privata e, tra pochi giorni, le tavolate di Natale.

E allora, mentre ci prepariamo ad affrontare nuove conversazioni con gli amici o in famiglia, o al lavoro, auguro a tutti noi di trovare la pazienza e la curiosità per cercare quel raro allineamento tra mondi diversi. Che ogni piccolo momento di comprensione reciproca diventi un dono prezioso, capace di avvicinarci un po’ di più, nonostante tutte le distanze. Grazie a chi ultimamente mi ha regalato il suo feedback, l’ho veramente apprezzato.

Tanti auguri!

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