5 milioni.
È il numero di lavoratori in meno rispetto agli attuali fra 15 anni in Italia. Lo ha stimato Corrado Passera, CEO di Illimity, nel corso della cerimonia di consegna del diploma della XIII classe del corso In the Boardroom.

Colpa dell’inverno demografico, certo. Eppure qualche soluzione ci sarebbe
1. Innalzare l’occupazione femminile, aumentando uno dei tassi di partecipazione al mercato del lavoro delle donne più bassi del mondo occidentale, al contempo incoraggiando natalità, servizi di welfare, redistribuzione dei carichi di cura
2. Con l’aumento dell’aspettativa di vita si potrebbero allungare certe carriere professionali (sempre che siano sostenibili)
3. Se si investisse in innovazione e in buon lavoro non avremmo l’esodo dei cervelli a cui assistiamo ogni anno (l’equivalente della città di Verona), così come non si registrerebbe una percentuale di giovani inattivi e NEET fra le più alte in Europa
4. Maggiori controlli potrebbero far emergere l’economia sommersa e rendere visibili almeno 1.5-2 milioni di lavoratori
5. Per non parlare del considerare l’immigrazione come opportunità, trasformando l’Italia in un polo di attrazione tanto per i talenti del nostro Paese quanto di altre origini
Si può essere più o meno d’accordo con queste soluzioni. Ma per me che mi occupo di questi temi da anni è stato disarmante sentirle esporle con tanta chiarezza e semplicità da un top manager.
Sono ipotesi che vengono incoraggiate da anni dagli addetti ai lavori (ripeto, magari con formulazioni diverse, ma con una sostanza molto simile) in tutte le sedi “tecniche” che frequento. Mai le ho sentite in campagna elettorale dai big della politica, poco o nulla entrano nella maggior parte delle aziende.
Sentirle esprimere con tanta naturalezza, in un discorso dove non ci si doveva ingraziare nessuno, è stata una boccata d’ossigeno.
Oltre che la bellissima conclusione di un percorso lungo un anno con Valore D dedicato alla leadership inclusiva, con docenti, tutor e compagni di classe che hanno arricchito ogni lezione e ogni momento di networking. Sperando di poter dare anche noi come XIII classe un contribuito per trovare i lavoratori che mancheranno, ognuno per il proprio ruolo.


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